Il terzo millennio si va caratterizzando per il concatenarsi di crisi, finanziaria, migratoria, pandemica, energetica, al quale si aggiungono le guerre dimenticate e quelle più recenti, sempre presenti nelle cronache quotidiane; tutte sono riconducibili, in ultima analisi, al rapporto predatorio ch...
Il terzo millennio si va caratterizzando per il concatenarsi di crisi, finanziaria, migratoria, pandemica, energetica, al quale si aggiungono le guerre dimenticate e quelle più recenti, sempre presenti nelle cronache quotidiane; tutte sono riconducibili, in ultima analisi, al rapporto predatorio che l’uomo ha con lo spazio in cui vive, con l’ambiente, il territorio e con il suo prossimo. Le ondate migratorie ne sono una manifestazione lampante: si parte in cerca di una vita migliore, spesso anche solo di una possibilità di vita, di un rifugio, di una casa in cui coltivare stabilità e sicurezza, in cui far crescere il senso del proprio sé. La casa, infatti, rappresenta il primo modo di vivere lo spazio, un modo “che dà forma non solo all’equilibrio esistenziale tra “casa” e “fuori”, ma anche al modo basilare in cui viviamo la casa e l’universo, il nascondiglio e il mondo, l’interno e l’esterno, il concreto e l’astratto, l’essere e il non essere questo e quello, il qui e l’altrove (…) Il sé e gli altri”.
Il fenomeno migratorio investe tutti i paesi più ricchi compresa l’Italia che dopo la metà del Novecento è diventata sempre più una delle mete dei nuovi flussi migratori, ma allo stesso tempo è tornata a registrare significative quote di emigrazione, in alcuni anni anche superiori a quelle di immigrazione. Anche nel nostro Paese, dunque, si ha difficoltà a disporre dello spazio adeguato ad una vita dignitosa.