L’eguaglianza, diceva Platone, si applica agli eguali, non ai diseguali.
Ma chi sono gli eguali? I problemi sorgono proprio quando si tratta di distinguere i primi dai secondi. Dopotutto perfino i nazisti applicavano il principio di eguaglianza, tra gli ariani.
Proprio perché l’eg...
L’eguaglianza, diceva Platone, si applica agli eguali, non ai diseguali.
Ma chi sono gli eguali? I problemi sorgono proprio quando si tratta di distinguere i primi dai secondi. Dopotutto perfino i nazisti applicavano il principio di eguaglianza, tra gli ariani.
Proprio perché l’eguaglianza è un concetto complesso, plurale, non autonomo, assiologicamente e ideologicamente connotato è necessario maneggiarlo con cura.
L’imporsi del diritto antidiscriminatorio, come tecnica di tutela dell’eguaglianza e di realizzazione delle sue finalità, racchiude in sé limiti e contraddizioni che non consentono di considerarlo un punto di arrivo soddisfacente.
Il volume ricostruisce la genesi del paradigma antidiscriminatorio, il suo sviluppo e la sua circolazione, mette a confronto il modello americano e quello europeo, e tratteggia un quadro d’insieme del diritto antidiscriminatorio alla luce del quale svolgere una riflessione critica sulla sua struttura e sul suo funzionamento.
È il fondarsi su un’interpretazione dell’eguaglianza che auspica l’omologazione a un implicito modello di «normalità» a rappresentare il suo più grosso limite. Un meccanismo che si trasforma nell’assimilazione delle differenze a una norma che corrisponde alle caratteristiche individuate come le più desiderabili solo da una parte privilegiata dell’umanità.
La sfida è dunque quella di ripensare criticamente l’eguaglianza giuridica come concetto, come fine e come valore, allo scopo di individuare la lettura che meglio di altre è in grado di cogliere le sue straordinarie potenzialità