Questo volume raccoglie una lunga serie di studi e ricerche del prof. Francesco M. Lucrezi (con contributi di altri studiosi) sollecitate da un testo tanto suggestivo quanto enigmatico, la Collatio legum mosaicarum et romanarum. Piccola opera di cui non si conosce l’autore e la data di composizion...
Questo volume raccoglie una lunga serie di studi e ricerche del prof. Francesco M. Lucrezi (con contributi di altri studiosi) sollecitate da un testo tanto suggestivo quanto enigmatico, la Collatio legum mosaicarum et romanarum. Piccola opera di cui non si conosce l’autore e la data di composizione, un testo di diritto comparato, si direbbe oggi, con intenti che si suppongono apologetici. È dubbia la data di composizione, in particolare con una lunga discussione se una determinata citazione teodosiana del 390 sia stata un’interpolazione o se fosse parte integrante del testo originale.
Quanto all’autore, una prima attribuzione a un autore cristiano risulta poco credibile, data l’assenza di riferimenti alla fede e ai testi cristiani; sarebbe stato invece un ebreo, con una certa dimestichezza della Torà e anche esperto di diritto romano a compilare il testo. Ma, se posso sottolineare un rilievo al quale mi associo, in questa comparazione di testi c’è un grande assente (o molto poco presente), la Torà orale. Non c’è il Talmùd perché almeno nel IV-V secolo (se quella è la data della Collatio) era in gestazione, ma la Mishnà e altri testi c’erano. Forse l’autore voleva rivolgersi (anche) a un pubblico cristiano e gli metteva davanti un testo, quello della Torà, al quale comunque i cristiani attribuivano sacralità, mentre contestavano la tradizione rabbinica. O forse la contestava lo stesso autore con lo stesso spirito degli antichi sadducei o dei futuri caraiti; o forse la conosceva poco; cosa non infrequente tra gli ebrei di tutti i tempi che hanno buone conoscenze di culture non ebraiche (come il nostro autore conosceva il diritto romano) e di ebraismo sanno solo l’essenziale.
Le comparazioni si fanno per tanti motivi: quello della curiosità scientifica della raccolta delle diversità, quello filologico critico che studia le differenze, gli sviluppi temporali e la storia dei reciproci influssi; quello della difesa e dell’attacco, per dimostrare che un sistema è meglio dell’altro o che una cosa, che si considera denigrata e superata, in realtà dice le stesse cose di un sistema apprezzato di riferimento. Qualche volta il risultato è di grande interesse, altre volte le analogie che si cerca di trovare sono ipertrofizzate con effetti paradossali, da chi cerca – per fare esempi banali – nella Bibbia ebraica l’ecologia o il socialismo o nel Vangelo il femminismo. Questi esperimenti dopo un po’ di tempo, finita l’influenza delle ideologie dominanti, rivelano i loro limiti, che, a parte la buona volontà, sono da un lato il condizionamento ideologico, dall’altro la scala di valori; per cui conta di più un pensiero di oggi di quanto conti un testo antico di riferimento in cui si vuol vedere qualche conferma, e che per questa conferma trovata il testo antico non è poi tutto da buttare via. Almeno più correttamente l’assunto dovrebbe essere che non è la Bibbia ad essere ecologista, o il Vangelo femminista ma che gli ecologisti e i (le) femministi(e) di oggi si ispirano a qualcosa che nella Bibbia o nel Vangelo ci potrebbe già essere, ma ogni cosa va messa nel suo tempo. Rispetto a questi confronti un po’ grossolani, una comparazione di testi giuridici ha un campo più ristretto di azione, ma l’ideologia è sempre in agguato. Quale sistema in partenza è superiore all’altro?