Ogni edizione di un manuale è anticipata da una prefazione in cui si annunciano importanti novità normative e giurisprudenziali. Pure la sesta edizione del Corso, come noterà il lettore, non si sottrae ai venti del cambiamento.
In queste poche righe introduttive, peraltro, vorrei rimarcare l’im...
Ogni edizione di un manuale è anticipata da una prefazione in cui si annunciano importanti novità normative e giurisprudenziali. Pure la sesta edizione del Corso, come noterà il lettore, non si sottrae ai venti del cambiamento.
In queste poche righe introduttive, peraltro, vorrei rimarcare l’importanza, per il giurista in formazione, di acquisire solide fondamenta. Pertanto, consiglio di leggere e studiare attentamente, senza sconti, la Parte prima del libro, dedicata al “Linguaggio e strumenti del Diritto privato”.
Può anzi essere utile accompagnare lo studio di questa Parte (e, più in generale, del Corso) con la lettura di due miei brevi libri: Lo studio del Diritto privato. Approccio, tecniche, strategie (Giappichelli, 2023); L’interpretazione della legge civile. Il metodo del “positivismo a trazione costituzionale” (Giappichelli, 2024).
Il primo volume intende rispondere ad alcune frequenti domande che ogni anno, a ottobre. le matricole si fanno: come si studia l’esame di Diritto privato? È necessario sottolineare o è meglio lasciare il libro intonso? Conviene prendere appunti su un quaderno, oppure mettersi a fare gli amanuensi e copiare integralmente il libro? E ancora: quanti ripassi fare? Due, tre o di più? Ad alta voce o in religioso silenzio? Da soli o in compagnia? Il percorso di studio, è inutile nasconderlo, non è facile: occorre dunque attrezzarsi, organizzarsi, acquisire un metodo.
Il secondo volume cerca di spiegare che chi studia e applica il diritto non è abilitato a interpretare la legge svincolato da ogni regola di ingaggio: egli, invece, deve partire dall’art. 12 delle Preleggi, letto attraverso il prisma della Carta costituzionale. Il metodo del “positivismo a trazione costituzionale”, mi sembra, è destinato a governare anche il rapporto tra principî costituzionali e atti di autonomia privata.
Per il resto, il Corso intende mantenere un dialogo aperto (si spera proficuo) con la dottrina, la giurisprudenza e il legislatore. Come già sottolineato in precedenti edizioni, ritengo che un corso istituzionale debba occuparsi, fra l’altro, di proporre nuovi scenari normativi, non sottraendosi al compito di criticare lo status quo. A quest’ultimo proposito, nelle pagine sul diritto di famiglia si noterà una certa insoddisfazione verso la c.d. Riforma Cartabia: un’occasione mancata per dare un volto più moderno all’arcipelago delle relazioni familiari (si pensi, ad esempio, al tema dell’introduzione del matrimonio egualitario, a quello del superamento dell’istituto della separazione fra i coniugi, alla necessità di dare un’adeguata veste giuridica ai patti prematrimoniali).