Le pronunzie degli ultimi anni della giurisprudenza europea (Corte EDU e Corte di Giustizia dell’UE), relative al principio di ne bis in idem tra illeciti (sostanzialmente) penali (pur se formalmente amministrativi), hanno riproposto all’attenzione penalistica la questione del concorso apparente...
Le pronunzie degli ultimi anni della giurisprudenza europea (Corte EDU e Corte di Giustizia dell’UE), relative al principio di ne bis in idem tra illeciti (sostanzialmente) penali (pur se formalmente amministrativi), hanno riproposto all’attenzione penalistica la questione del concorso apparente di reati: tema, come si sa, di particolare importanza anche applicativa, che in Italia ha sempre visto contrapposte la dottrina, concorde nell’escludere che il concorso apparente sussista soltanto nei casi di specialità unilaterale tra fattispecie, e la giurisprudenza, sostenitrice invece – sia pure con qualche oscillazione e con motivazioni spesso ambigue – della validità del solo principio di specialità, e pertanto tendenzialmente orientata verso la soluzione rigoristica del concorso effettivo di reati.
Nel 2014 la Corte EDU, con la ormai celebre sentenza Grande-Stevens, ha ritenuto incompatibile col sistema dei diritti umani tutelati dalla Convenzione Europea (e dai suoi protocolli) il doppio trattamento sanzionatorio, penale e amministrativo, sul quale è articolata nel nostro ordinamento la repressione degli abusi di mercato.
La Corte ha affermato anzitutto che il principio del ne bis in idem riguarda tutti gli illeciti sostanzialmente penali, a prescindere dalla formale qualificazione come reato da parte dell’ordinamento nazionale. E per individuare quando sussista un illecito sostanzialmente penale, la Corte ha rinviato ai tre criteri della sentenza Engel del 1976: qualificazione come reato da parte dello Stato, ritenuta di per sé da sola sufficiente a imporre le garanzie del sistema europeo dei diritti dell’uomo; in mancanza di tale esplicita indicazione, valgono i due criteri sostanziali, tra loro alternativi, della natura della violazione, e della natura, gravità e scopo della sanzione.
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