Questo scritto è volto ad esaminare i problemi reali che l’investitore in azioni si trova ad affrontare sia all’atto della scelta della società o del gruppo su cui investire sia, successivamente, qualora rimanga per un periodo protratto nella qualità di socio. L’indagine, muovendosi lungo l...
Questo scritto è volto ad esaminare i problemi reali che l’investitore in azioni si trova ad affrontare sia all’atto della scelta della società o del gruppo su cui investire sia, successivamente, qualora rimanga per un periodo protratto nella qualità di socio.
L’indagine, muovendosi lungo le linee della Finanza Comportamentale e quindi dell’approccio ai fattori psicologici che condizionano le scelte dell’azionista, contribuisce ad allargare gli spazi interpretativi del comportamento di questo, a seconda che esso si trovi nella posizione di azionista di maggioranza o di minoranza.
Vengono così evidenziate le cause a monte di tale comportamento e la loro specifica azione nelle circostanze di maggior peso della vita societaria, gettando nuova luce sulle manipolazioni psicologiche ai danni dell’azionista di minoranza: quando esse si verificano e in quali termini, quali ne siano gli effetti reali o solo immaginari, come lo stesso gruppo di comando possa avere effetti boomerang dalle sue strategie di potere, come, infine, gli stessi legislatori appoggino talora simili strategie avallando gli strumenti di cui queste si servono, come e quando tali strategie si risolvano in un beneficio complessivo per l’impresa e per gli azionisti tutti, sia pure in misura maggiore a favore del gruppo di comando in funzione di “benefici privati” che esso ottiene, o come talora siano finalizzate esclusivamente al mero interesse del gruppo di comando a minimizzare il suo impegno finanziario per mantenere il controllo senza, al contempo, rinunciare ai private benefits o addirittura incrementandoli.