Definire cosa spinge un accademico ad approfondire un determinato tema e perché lo stesso meriti di essere approfondito è compito tutt’altro che semplice. Da un lato è innegabile che i temi del controllo e della creatività abbiano attratto nel tempo l’interesse di molteplici studiosi spesso ...
Definire cosa spinge un accademico ad approfondire un determinato tema e perché lo stesso meriti di essere approfondito è compito tutt’altro che semplice. Da un lato è innegabile che i temi del controllo e della creatività abbiano attratto nel tempo l’interesse di molteplici studiosi spesso utilizzando un approccio secondo cui maggiori livelli di controllo si accompagnano a ridotti livelli di creatività. Dall’altro, proprio la consolidata letteratura potrebbe far sorgere il dubbio che il tema sia ormai maturo e poco vi sia ancora da scoprire. Per meglio comprendere perché, ad opinione dello scrivente, vi sia ancora molto da dire sarebbe forse opportuno ripercorrere i passi evolutivi essenziali della tematica.
Nel 2021, Tucker et al. scrivono come spesso la creatività sia stata concepita in contrasto con la natura direttiva del controllo. Il tema della contrapposizione tra controllo e creatività ha iniziato tuttavia a raccogliere l’interesse di numerosi studiosi dopo lo sviluppo delle nuove tecnologie ICT e l’introduzione di nuove pratiche manageriali da parte di alcune aziende di successo. Sin dai tempi della sua quotazione nel 2004, i fondatori di Google, Larry Page e Sergei Brin, dichiararono che i dipendenti erano incoraggiati a “passare il 20 percento del loro tempo a lavorare su ciò che ritenevano potesse avvantaggiare Google” al fine di aiutare l’azienda ad essere “più creativa e innovativa”. Questa filosofia si è concretizzata con quello che è ormai noto come il “progetto del 20 percento”. Google fu seguita da altri grandi colossi nel giro di poco. Atlassian (nota ai più per il suo prodotto Trello) iniziò il suo progetto del 20 percento nel 2008, mentre LinkedIn sviluppò il suo incubatore nel 2012. I dipendenti che ottenevano progetti approvati dal board dell’incubatore potevano dedicare fino a 3 mesi del loro tempo su tali progetti. Questi esempi hanno spinto molti autori, tra cui il sottoscritto, ad approfondire il tema della relazione tra creatività e controllo riconoscendo l’esistenza di un paradosso tra esigenze di innovazione (tradizionalmente associate a minori forme di controllo) e necessità di efficienza (tradizionalmente associate a maggiori orientamenti al controllo). Queste evidenze hanno stimolato la crescita di una ricca letteratura che ha progressivamente messo in discussione la tradizionale contrapposizione tra creatività e controllo.
Più recentemente, la Pandemia da COVID-19 e lo sviluppo forzato di nuove modalità di lavoro (smart working, lavoro agile, work-from-home) che hanno coinvolto milioni di lavoratori hanno portato nuova linfa al tema. Da un lato molti studiosi hanno iniziato a discutere della necessità di rivedere le forme e le modalità con cui si possono sviluppare i sistemi di controllo. Dall’altro, molti autori hanno iniziato ad affrontare il tema dei possibili impatti di tali cambiamenti sui livelli di creatività e innovazione organizzativa. Proprio questi importanti cambiamenti hanno quindi ridato nuova linfa al tema del rapporto tra creatività e sistemi di controllo. Questo lavoro si inserisce proprio all’interno di questo dibattito scientifico e operativo.
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