Questo lavoro intende restituire l’attuale fotografia della disciplina giuridica del fattore religioso nello spazio europeo, esaminando gli esiti del lungo processo storico che – da una situazione di coincidenza tra lo stato di fidelis e quello di civis, per cui chi non professava la religione d...
Questo lavoro intende restituire l’attuale fotografia della disciplina giuridica del fattore religioso nello spazio europeo, esaminando gli esiti del lungo processo storico che – da una situazione di coincidenza tra lo stato di fidelis e quello di civis, per cui chi non professava la religione di maggioranza era perseguitato o comunque discriminato – ha condotto al riconoscimento del principio di eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge senza distinzione di appartenenza confessionale e al diritto individuale di libertà di religione o di credo. Il punto di arrivo, costituito dagli standard contemporanei di tutela di tale diritto, è esaminato sotto il duplice profilo istituzionale e individuale, e in chiave comparata. Tale analisi è stata condotta a partire dalle norme costituzionali dei paesi membri del Consiglio d’Europa e dalla giurisprudenza più significativa della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia di rapporti tra Stato e confessioni religiose e di libertà religiosa, passando per le diverse strategie di gestione della diversità confessionale e culturale (orientate verso l’individuo ovvero verso la comunità), e giungendo a quelle manifestazioni di identità religiosa i cui contenuti non sono ricompresi nella nozione contemporanea di libertà di religione o credo di cui all’art. 9 CEDU, ma costituiscono gli ambiti in cui gli individui, in una società plurale e democratica, desiderano realizzarsi pienamente secondo la propria visione del mondo, come la fondazione della famiglia, la celebrazione del matrimonio, il suo scioglimento e l’educazione della prole secondo le proprie convinzioni.
L’esame del rapporto tra diritto e fattore religioso in Europa non ha pretese di esaustività. La scelta dei paesi e dei temi trattati è stata funzionale alla ricostruzione non già di una disciplina giuridica completa e minutamente dettagliata, bensì delle linee di tendenza comuni e delle principali caratteristiche distintive della regolazione del fenomeno religioso in uno spazio, come quello europeo, condiviso da paesi vincolati al rispetto dei medesimi standard di democraticità e rispetto delle libertà fondamentali ma, al tempo stesso, chiamati a tenere conto delle specificità nazionali, le quali possono richiedere soluzioni diverse al medesimo problema. Lo studio si concentra quindi sulle questioni che – partendo quasi sempre dal dato costituzionale che è indice sia della sensibilità valoriale prevalente che della frequenza della disciplina di un dato rapporto – maggiormente creano tensioni nelle società europee sempre più multireligiose e multiculturali, e sulle risposte che meglio permettono di valutare la conformità ovvero la difformità rispetto agli standard europei di tutela delle libertà fondamentali, mettendo infine in risalto la sfida principale che l’inclusione della diversità confessionale e culturale pone all’Europa, ovvero la tenuta stessa del sistema di protezione dei valori europei che, se da un lato incarnano l’universalità dei diritti umani, dall’altro sono espressione di un patrimonio identitario in cui l’influenza di specifiche tradizioni religiose è ineludibile.
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