La decodificazione, individuata e approfondita inizialmente dai civilisti, ha attirato da tempo anche l’attenzione degli studiosi dello ius penale. Persino il codice Rocco, dopo quasi cent’anni di vita, sembra perdere centralità nel sistema delle fonti: al di là dell’impatto con una Costituz...
La decodificazione, individuata e approfondita inizialmente dai civilisti, ha attirato da tempo anche l’attenzione degli studiosi dello ius penale. Persino il codice Rocco, dopo quasi cent’anni di vita, sembra perdere centralità nel sistema delle fonti: al di là dell’impatto con una Costituzione più giovane, dell’imponente lavoro della dottrina e di un potere giudiziario chiamato a colmare i vuoti lasciati da riforme organiche mai realizzate, la spiegazione del fenomeno si deve soprattutto all’esplosione delle leggi speciali. Si parla di più di 5400 norme-precetto, prevalentemente contravvenzionali, distribuite in settori decisivi come l’immigrazione, gli stupefacenti, il sistema bancario, la sicurezza sul lavoro, i tributi, la privacy, la circolazione stradale, e così molto oltre. Fino a tempi piuttosto recenti una parte cospicua della letteratura ha sperato nella creazione di un nuovo codice penale capace, almeno secondo una certa traccia culturale, di accogliere istituti più moderni, di sfoltire le numerosissime incriminazioni esistenti e di garantire il ripristino di un ordine concettuale perduto: non a caso, dal 1992 a oggi, tutti i progetti di riforma sono partiti dalla lotta alla decodificazione. Questo studio, facendo tesoro dei risultati raggiunti dal dibattito accademico e tenendo conto della complessità delle società contemporanee – vistosamente diverse da quelle liberali del 1800 –, prova a battere sentieri in parte differenti, orientati allo sviluppo teorico della codicistica di settore. Tecnica legislativa, questa, che sarà poi testata, con l’aiuto d’indagini storiche e comparate, nel mondo degli alimenti.