L’apertura delle parti una all’altra non è mero adeguamento, ma occasione per effettuare delle correzioni e tendere a valori più alti e comuni; è continuo esercizio, dimostrarsi affidabili e non restare rigidi nella propria posizione; maturare continuamente, volgersi sempre più “verso” c...
L’apertura delle parti una all’altra non è mero adeguamento, ma occasione per effettuare delle correzioni e tendere a valori più alti e comuni; è continuo esercizio, dimostrarsi affidabili e non restare rigidi nella propria posizione; maturare continuamente, volgersi sempre più “verso” con coraggiosa capacità. È coinvolgimento, ma non irretimento dovuto a inclinazioni momentanee: è coscienza orientata alla dimensione sociale che non esonera da sincere autocritiche; è compito: trasformare la società in un ambiente di vita umanamente giusto e in una casa comune. Nel rapporto d’affezione, ogni parte è nel pensiero dell’altra e la accetta benevolmente, perché è traccia di se stessa, risultato e continuazione di se stessa. Così il rapporto è disteso, tocca dimensioni più profonde, e ogni parte prende coscienza davvero della sua vocazione, con dignità più alta. Nasce da qui la saggezza della misura e dei mezzi, che ordina tutto al fine, dopo che ogni parte ha messo ordine nel suo ruolo, coordinando tutte le sue energie e le sue capacità; non resta cioè sotto la sua dignità e non vive al di sotto del suo livello (quasi accettasse la situazione, senza prospettive, Camus). Può dirsi allora che l’affezione è sorgente di un dialogo che scorre tra le parti, sul presupposto dell’uguaglianza, della parità e della reciprocità nell’amicizia (di un mutuo scambio che stimola a superare i propri limiti e l’identità fondata sull’autosufficienza). Ogni parte accetta di essere messa in discussione (per essere autentica e non “immediata”), di non avere il carattere dell’inevitabilità; e proprio per questo si introduce nella verità delle connessioni sociali, senza pensieri storti. Nell’affezione, le parti non smettono di reinventarsi, ricostruirsi, ristudiarsi, reinterpretarsi; sono “contro” e “con”(Taguieff), si comprendono attraverso i commenti, e scoprono cosa c’è dietro gli imponenti edifici concettuali del pensiero postmoderno, fondamentalmente relativistico.