Olof Lagercrantz, nel suo breve e ormai datato saggio dell’87 intitolato L’arte di leggere e scrivere sosteneva che chi scrive un libro compie solo metà dell’opera, spetta infatti a chi legge terminare il lavoro attraverso la lettura. Ovviamente affinché il risultato finale sia soddisfacente...
Olof Lagercrantz, nel suo breve e ormai datato saggio dell’87 intitolato L’arte di leggere e scrivere sosteneva che chi scrive un libro compie solo metà dell’opera, spetta infatti a chi legge terminare il lavoro attraverso la lettura.
Ovviamente affinché il risultato finale sia soddisfacente sono necessari dei buoni scrittori e dei buoni lettori. Buoni autori, in quanto se ciò che si deposita nelle pagine è scontato e stantio, il lettore subito si disamora esponendo ben presto il libro alla solitudine della polvere.
Ci vogliono però anche dei buoni lettori, in quanto la lettura, qualunque sia il genere, non è un’attività passiva ma creativa, e questo è tanto più vero, quanto maggiore è la capacità dell’autore di stimolare curiosità, ravvivare interessi, offrire diverse chiavi di lettura, in una parola, fare emergere quanto sia scritto soltanto fra le righe. In tal senso il libro di Angelucci merita un buon lettore, nel senso che sono pagine che richiedono passione, ma soprattutto la curiosità di capire quale sia la parte nascosta della realtà, che cosa si celi dietro la facciata di una norma o di un istituto giuridico.