Gli scandali offrono un punto di vista privilegiato per indagare, in prospettiva storica, le dinamiche fra diritto, istituzioni e società.
Lo scandalo corrisponde, nel linguaggio comune, a un atto o a un fatto «che suscita sdegno, riprovazione, disgusto in quanto contrario alle leggi della morale,...
Gli scandali offrono un punto di vista privilegiato per indagare, in prospettiva storica, le dinamiche fra diritto, istituzioni e società.
Lo scandalo corrisponde, nel linguaggio comune, a un atto o a un fatto «che suscita sdegno, riprovazione, disgusto in quanto contrario alle leggi della morale, del pudore, della decenza» e, al tempo stesso, allo «sconvolgimento della coscienza, della sensibilità, della moralità altrui» provocato da quell’atto o da quel fatto; più in generale, il termine si riferisce ad un avvenimento «che presenta aspetti contrastanti con la morale corrente» e che, pertanto, «suscita l’interesse e la curiosità dell’opinione pubblica», nonché al «clamore» provocato da quell’avvenimento. In passato, il lemma era anche sinonimo di discordia, ma tale significato è ormai desueto.
Nelle fonti giuridiche medievali, il termine scandalum fu associato ad una pluralità di significati. Nella “lingua del diritto”, lo scandalo indicò per lo più i suoi effetti: in base alle definizioni viste sopra, non l’azione, ma la reazione (e, quindi, il dissenso, il disordine o, secondo il significato oggi non più in uso, la discordia).
Le fonti non forniscono mai una definizione del termine scandalum. Esso indicò qualsiasi contrasto all’interno della società o tra la società e le istituzioni (o, in altre parole, tra la società e il potere che si incarnava nelle istituzioni).
Lo scandalo assunse, pertanto, molte forme: da quella privata della inimicizia e della lite a quella pubblica della contestazione e del tumulto, quantunque non si possa sottacere che la dimensione comunitaria che caratterizzava la società medievale tendeva a trasformare anche le controversie personali o familiari in veri e propri fenomeni collettivi.