Il servizio pubblico radiotelevisivo si trova oggi, in Italia come nel resto d’Europa, ad affrontare sfide che mettono radicalmente in discussione la sua stessa esistenza; la fine della televisione analogica e l’avvento di nuove tecnologie, nuove piattaforme e nuove modalità di fruizione dei co...
Il servizio pubblico radiotelevisivo si trova oggi, in Italia come nel resto d’Europa, ad affrontare sfide che mettono radicalmente in discussione la sua stessa esistenza; la fine della televisione analogica e l’avvento di nuove tecnologie, nuove piattaforme e nuove modalità di fruizione dei contenuti audiovisivi impongono una profonda revisione delle tradizionali formule attraverso cui si individuava il ruolo del servizio pubblico e conseguentemente la sua giustificazione e legittimazione costituzionale, da tempo ravvisate, nella nostra giurisprudenza costituzionale, nella tutela del pluralismo in un ambito contraddistinto dalla scarsità delle risorse tecniche (le frequenze), dagli elevati costi di produzione e trasmissione, dal perdurante rischio di oligopolio o monopolio e dalla particolare “pervasività” del mezzo.
È quindi lecito chiedersi se le trasformazioni in atto non siano destinate a determinare la morte del servizio pubblico o, quanto meno, la morte del servizio pubblico per come lo abbiamo sinora conosciuto: è lecito e doveroso chiedersi quali ragioni possano ancora giustificare la sottrazione di un’area, più o meno circoscritta, del mondo dei media e dell’informazione alle logiche del mercato e della libera iniziativa economica e, conseguentemente, quale possa essere, oggi, la missione di un servizio pubblico nel settore dei media audiovisivi, come debba essere inteso il carattere “pubblico” del servizio e, infine, a quali regole debba esserne affidata la governance.
L’idea di fondo che contraddistingue questo lavoro, e che si cercherà di argomentare anche ricorrendo ai dati che emergono dall’analisi comparata e dall’ordinamento europeo, è che questi diversi aspetti siano strettamente interconnessi: è solo partendo dalla riflessione sulla perdurante esigenza di un servizio pubblico nel mondo dei media audiovisivi, sulle ragioni, primariamente di ordine costituzionale, che ne giustificano la permanenza, sui bisogni cui è chiamato a dare risposta, che si può arrivare a ragionare sulle caratteristiche strutturali che tale servizio deve possedere e, conseguentemente, sugli aspetti essenziali del finanziamento e, in particolare, della governance.