È un precedente – si guardi al contesto anglo-americano di origine – la regola giuridica in forza della quale è stato precedentemente deciso un certo caso, in sede giudiziaria. Su di un piano descrittivo, il precedente indica dunque il come si è precedentemente deciso. Su di un piano funziona...
È un precedente – si guardi al contesto anglo-americano di origine – la regola giuridica in forza della quale è stato precedentemente deciso un certo caso, in sede giudiziaria. Su di un piano descrittivo, il precedente indica dunque il come si è precedentemente deciso. Su di un piano funzionale, lo stesso esiste, nel senso che viene considerato in vario modo rilevante, affinché tendenzialmente lo si segua: affinché in virtù del principio di universalizzabilità della decisione individuale casi analoghi vengano decisi in modo analogo, nel segno dell’uguaglianza degli individui dinanzi alla legge per come è interpretata; e la decisione futura sia in buona misura prevedibile, per garantire libere scelte d’azione.
Il ragionare per precedenti ha permeato visceralmente l’argomentare giuridico, pure in un sistema radicato sul formante legale quale il nostro; e se questo è vero, come è vero, anche nella sede giudiziaria, cioè a fini decisionali, allora è altrettanto vero che il problema della gestione del precedente è un problema di giustizia di non poco momento. Ecco perché nel corso della trattazione si rifletterà sul quomodo lo stesso vada gestito. Precisamente, come si dovrebbe jus dicere da parte del giudice chiamato a stabilire il precedente per i casi successivi, ossia quali contenuti dovrebbe avere la sentenza di legittimità destinata a fungere da precedente? Come si dovrebbe interpretare quella sentenza da parte del giudice sopravveniente? Come si dovrebbe massimare quella sentenza da parte del soggetto istituzionalmente chiamato a ciò, ossia l’Ufficio del massimario della Cassazione? Al fine di valutare qualitativamente la gestione in parola – vale a dire l’amministrazione e il sistematico monitoraggio tanto della genesi quanto dell’utilizzo del precedente –, nello sviluppo del lavoro avrà modo di auspicarsi l’affermazione del canone dell’appropriatezza. Una gestione cioè appropriata rispetto a che cosa il precedente è, nonché alla sua funzione. Un canone che si rivelerà immanente e implicito nelle tesi sostenute. Esplicitamente, nondimeno, verrà tradotto in due indicatori fondamentali alla stregua dei quali misurarne il grado di aderenza: quello della effettiva comprensione e della ragionevole riapplicazione del precedente; naturalmente chiarendo cosa significhi comprenderlo effettivamente e riapplicarlo ragionevolmente.
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