La piena affermazione del made in Italy agroalimentare incontra seri ostacoli a causa del fenomeno della contraffazione e del c.d. Italian sounding. Si palesa, pertanto, l’esigenza di tutelare non solo la rappresentazione del prodotto italiano nell’immaginario collettivo globale ma anche lo stes...
La piena affermazione del made in Italy agroalimentare incontra seri ostacoli a causa del fenomeno della contraffazione e del c.d. Italian sounding. Si palesa, pertanto, l’esigenza di tutelare non solo la rappresentazione del prodotto italiano nell’immaginario collettivo globale ma anche lo stesso consumatore italiano all’interno dei confini nazionali dall’immissione sul mercato di prodotti che imitano quelli nostrani. Paradigmatica, in ambito civilistico, appare la tutela offerta dalla disciplina dei cc.dd. marchi di qualità nonché dai dettami preposti a regolamentare l’etichettatura dei prodotti. Altrettanto significativa risulta la disciplina penalistica legata al contrasto della contraffazione. Al riguardo, occorre ricordare che la frode commerciale agroalimentare passa sovente attraverso la manipolazione dell’informazione sulle reali caratteristiche dell’alimento commercializzato. Pertanto, anche sul versante penalistico assume valenza cruciale l’etichettatura. Sempre più spesso, infatti, gli agropirati – infiltrandosi nell’economia legale – immettono nel mercato, anche tramite il web, prodotti mediocri ma allettanti per il consumatore: dietro etichette posticce che declamano eccellenze italiane o qualità inesistenti si nascondono frodi alimentari di non poco momento. Appare concreto, pertanto, il rischio di assistere ad un “saccheggio globale” a danno dei nostri prodotti agroalimentari di qualità. Del resto, l’agroalimentare può garantire, anche durante la crisi pandemica che stiamo attraversando, buoni margini di guadagno: si è al cospetto, infatti, di un comparto resiliente che riesce a superare ogni congiuntura. In questo quadro – oggi più che in passato – occorre seguire l’intero ciclo di vita del prodotto. La tutela e il controllo di tutta la filiera produttiva svolge un’importante funzione di presidio contro i rischi per la salute umana. Infatti, è proprio nel settore della produzione e della distribuzione che gli agropirati realizzano pericolose sofisticazioni dei prodotti intermedi o di quelli finali destinati all’alimentazione. Parlare di qualità dei prodotti agroalimentari, pertanto, significa assicurare ai consumatori la conformità dei beni e delle produzioni in una molteplicità di ambiti anche al fine di garantire la c.d. food safety, che in questa delicata fase di emergenza sanitaria assume una peculiare valenza. Fondamentale, in ogni caso, appare l’esigenza di garantire adeguati sistemi di tracciabilità dei prodotti. Da questo punto di vista, consci della difficoltà per i produttori e i consumatori di avere contezza delle singole difformità fra apparenza e realtà e dell’impossibilità di affrontare i costi di campagne anticontraffazione su larga scala, una risposta potrebbe arrivare dalle innovazioni in campo tecnologico – sulla carta in grado di rivoluzionare il comparto tanto dall’essere ormai in voga l’espressione “agrifood tech” – in particolare dalla c.d. blockchain.