In quanto organo costituzionale, istituzione politica e organizzazione sociale, il Parlamento è soggetto a mutamenti di varia natura che derivano innanzitutto dalla sua collocazione tra la società civile e la sfera politico-istituzionale.
Questa circostanza richiama un interrogativo di carattere g...
In quanto organo costituzionale, istituzione politica e organizzazione sociale, il Parlamento è soggetto a mutamenti di varia natura che derivano innanzitutto dalla sua collocazione tra la società civile e la sfera politico-istituzionale.
Questa circostanza richiama un interrogativo di carattere generale: qual è o quale dovrebbe essere il ruolo delle assemblee parlamentari all’interno degli ordinamenti contemporanei? Il tema è cruciale. Su di esso si basa (rectius, si dovrebbe basare), più o meno esplicitamente, qualsiasi dibattito – scientifico e di politica costituzionale – sulle traiettorie evolutive di queste istituzioni.
Negli ultimi anni, rilevando una crescente difficoltà dei Parlamenti nell’assicurare «virtuoso equilibrio fra efficienza funzionale e capacità rappresentativa», alcuni studiosi hanno individuato nella funzione di controllo un ambito idoneo a favorire il recupero del loro ruolo “baricentrico” negli odierni sistemi politici rappresentativi.
Anche a causa delle loro origini, e del tradizionale inquadramento come organi prettamente “legislativi”, questa prospettiva è senz’altro affascinante: essa trasferisce il focus del dibattito su quella che, per certi versi, è stata considerata una sfera residuale della loro operatività, come tale spesso definita in termini allusivi. D’altra parte, per essere adeguatamente verificata, questa ipotesi interpretativa necessita di uno specifico sforzo analitico che non può che prendere le mosse proprio dal concetto di “controllo parlamentare” e dalla chiarificazione dei suoi profili caratteristici.
In questo campo, l’indagine giuridico-costituzionale gioca un ruolo chiave. Se, infatti, i sistemi parlamentari sono tradizionalmente al centro di un approfondimento multi- e inter- disciplinare (dalla scienza politica alla storia delle istituzioni e delle dottrine politiche, dall’economia delle istituzioni alla sociologia politica, e così via), i loro profili organizzativi e funzionali sono oggetto di specifiche norme giuridiche che, in termini formali, ne configurano le prime coordinate di ruolo rispetto agli altri soggetti dell’ordinamento.
Alla luce di queste premesse, questo studio ha innanzitutto l’obiettivo di dimostrare l’autonomia concettuale del controllo rispetto alle altre attività parlamentari, inquadrandolo come funzione di verifica e riesame.
Questo modus operandi consente di raggiungere un obiettivo significativo: vagliare tra le più recenti figure di intervento delle Camere quelle riconducibili al controllo e, successivamente, inquadrarne la ratio all’interno di una cornice teorica coerente con i presupposti normativi della nostra Costituzione e sensibile alle dinamiche politico-istituzionali emerse negli ultimi anni.
A tal fine, è necessario confrontarsi adeguatamente con le principali teorizzazioni del periodo statutario, di quello transitorio e dell’epoca repubblicana. In questa prospettiva, il passaggio dall’utilizzo di una nozione ampia di sindacato politico a un concetto “tecnico” di riesame, avvenuto tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, e il suo “lascito” rispetto alle più recenti interpretazioni in materia meritano particolare attenzione, sia al fine di evidenziare le principali problematiche sottese alla definizione del suo ambito applicativo sia nella prospettiva di proporne un’interpretazione di carattere “sistematico”.
In tale prospettiva viene quindi proposta una specifica concettualizzazione del controllo parlamentare dando conto dei suoi elementi tipici (i.e. il presupposto, l’oggetto, il parametro, il giudizio, la misura, il fondamento costituzionale) e dei suoi profili formali e sostanziali.
Successivamente, verranno prese in esame le principali traiettorie evolutive dell’attività delle Camere in alcuni specifici settori di policy (e.g. intelligence, rapporti euro-nazionali, governance economico-finanziaria, missioni internazionali) al fine di valutare se e in che modo i mutamenti politico-istituzionali degli ultimi decenni abbiano effettivamente ampliato gli spazi per l’esercizio di questa funzione.
Infine, si prenderanno in considerazione la verifica dell’impatto della regolamentazione e la valutazione delle politiche pubbliche per saggiare, anche in questo caso, se esse siano riconducibili al controllo delle Camere. Nel fare questo viene dato conto del retroterra teorico di queste pratiche approfondendo, inoltre, il loro processo di istituzionalizzazione tra la sfera sovranazionale e il contesto italiano focalizzandosi, in particolare, sull’esperienza dei Consigli regionali (progetto CAPIRe) e su quella del Parlamento italiano.