Il Progetto Law, Justice and Sustainable Development è stato presentato nel 2017 dal Dipartimento di Diritto pubblico italiano e sovranazionale (DDPIS) nell’ambito dell’intervento innovativo e di sostegno finanziario previsto dalla legge n. 232/2016 (legge finanziaria 2017), intervento che avev...
Il Progetto Law, Justice and Sustainable Development è stato presentato nel 2017 dal Dipartimento di Diritto pubblico italiano e sovranazionale (DDPIS) nell’ambito dell’intervento innovativo e di sostegno finanziario previsto dalla legge n. 232/2016 (legge finanziaria 2017), intervento che aveva come scopo di individuare tramite un bando competitivo i c.d. Dipartimenti di Eccellenza, vale a dire i 180 migliori dipartimenti presenti nelle università italiane e sostenerne per 5 anni la ricerca e la didattica con un finanziamento ad hoc destinato al reclutamento e al potenziamento delle attività dipartimentali.
L’idea progettuale che – passata la fase di selezione – ha ottenuto tale finanziamento, prende le mosse e sviluppa l’intuizione che aveva condotto il DDPIS, tra il 2013 e il 2014, ad elaborare ed attivare un nuovo corso di laurea magistrale in Law and Sustainable Development, corso che è stato formalmente avviato nel settembre 2015 (a.a. 2015-2016), proprio in concomitanza con la pubblicazione dei 17 Goals dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) sullo sviluppo sostenibile, incorporati nella Risoluzione ONU del 25 settembre 2015 dal titolo «Trasforming our World; the 2030 Agenda for Sustainable Development» (A/RES/70/1).
La sostenibilità, che oggi è al centro di gran parte delle riflessioni sul futuro delle nostre società e del loro modello di sviluppo, era all’epoca un concetto largamente sconosciuto se non per gli addetti ai lavori. Ci si è tuttavia subito avveduti che si trattava di un tema autenticamente trasversale, con forti implicazioni per l’indirizzo politico generale del Paese, per l’elaborazione della sua legislazione e per la progettazione e l’attuazione delle politiche di settore: l’idea della sostenibilità, infatti, stava progressivamente tracimando dalla politica ambientale alla politica economica e a quella sociale, come l’ampiezza dei Goals sanciti nel 2015 stava facendo emergere.
La tematica della sostenibilità, pur con tutte le incertezze definitorie ad essa sottese e con tutte le incompletezze circa i metodi per trasformare le scelte nazionali e internazionali riorientandole verso nuovi orizzonti, implicava (e ancora implica) anche un profondo cambiamento nel tessuto istituzionale dei vari livelli di governo, chiamati a rinnovarsi per dare sostegno ai cambiamenti prospettati nei diversi Goals cui dare attuazione. Come già prefigurato da molti studiosi, primo tra tutti J.C. Dernbach nel 1998 , «sustainable development is … an internationally recognized nor¬mative framework for guiding and evaluating the behavior of national governments and other actors» chiamati dal diritto internazionale a cambiare «the overall trajectory of their unsustainable development patterns». E – sempre secondo questo studioso – benché le logiche della sostenibilità non offrano una completa teoria di come debba evolvere il governo delle nazioni, esse finiranno per modificare sia gli scopi degli ordinamenti nazionali, sia i mezzi necessari per operare tale cambiamento.
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