I beni pubblici a disposizione delle amministrazioni costituiscono una tematica tradizionale nel dibattito della dottrina, della giurisprudenza e del legislatore: tema che si è snodato dalla fine del XIX secolo, consolidandosi in una disciplina sostanziale all’inizio degli anni ’40 del secolo s...
I beni pubblici a disposizione delle amministrazioni costituiscono una tematica tradizionale nel dibattito della dottrina, della giurisprudenza e del legislatore: tema che si è snodato dalla fine del XIX secolo, consolidandosi in una disciplina sostanziale all’inizio degli anni ’40 del secolo scorso, per giungere ad una riaffermazione in chiave critica nell’ultimo decennio, congiuntamente all’inasprirsi della crisi economica.
I beni pubblici nella loro interezza sono chiamati a confrontarsi con le sfide imposte dall’apertura al mercato, congiuntamente all’imprescindibile interesse alla loro conservazione, quali res preposte al soddisfacimento di bisogni della collettività.
Tendenze queste che, in generale, sollecitano un ripensamento di talune categorie giuridiche del diritto amministrativo - quali il demanio dello Stato - e, in particolare, assumono significativo rilievo in ambiti settoriali.
Tra questi, il demanio marittimo e, nello specifico, il litorale balneabile assurgono a emblema dell’inadeguatezza della normativa codicistica - civile e marittima -, nonché di quella speciale, a coordinarsi con le istanze provenienti da molteplici attori, quali l’Unione europea, le pubbliche amministrazioni titolari di funzioni per la loro tutela e per il loro sfruttamento, gli operatori economici e i consociati.
La ricerca, muovendo da una ricostruzione critica della normativa sulle concessioni demaniali a scopo turistico-ricreativo stratificatasi negli anni e dagli apporti della scienza giuridica, propone una lettura della giurisprudenza nazionale ed europea con la finalità di far affiorare i tratti sistematici della materia e di prospettare soluzioni de iure condendo.