Il volume “Le trasformazioni istituzionali a sessant’anni dai Trattati di Roma” di Adriana Ciancio, raccoglie i risultati scientifici del Convegno omonimo, svoltosi presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania il 31 marzo e il 1° aprile del 2017. L’occasione è uni...
Il volume “Le trasformazioni istituzionali a sessant’anni dai Trattati di Roma” di Adriana Ciancio, raccoglie i risultati scientifici del Convegno omonimo, svoltosi presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania il 31 marzo e il 1° aprile del 2017. L’occasione è universalmente nota e comunque resa evidente dall’intitolazione, che esplicita l’opportunità di destinare (almeno) un momento di riflessione agli effetti del processo di integrazione europea sull’organizzazione e il funzionamento delle istituzioni italiane, in un percorso che dura ormai da ben oltre mezzo secolo dall’originaria sottoscrizione degli Accordi istitutivi della Comunità europea e dell’Euratom. L’interrogativo da cui ha preso le mosse l’incontro concerne quello che avrebbe potuto essere oggi l’assetto istituzionale se quella sottoscrizione non vi fosse mai stata e quanto profondamente, viceversa, essa vi abbia inciso, dando luogo a risposte, a dir poco, impressionanti.
Da qui l’analisi si apre a ventaglio, investendo in primo luogo l’odierna possibilità di tutela effettiva dei diritti sociali e l’evoluzione, nell’attuale congiuntura giuridico-economica-finanziaria, subita dalla c.d. costituzione economica, mentre, per altri versi, l’attenzione si concentra (anche) sulle attribuzioni e il concreto funzionamento delle autonomie territoriali, in considerazione della portata dell’impegno che il comma 2 dell’art. 3 della Carta fondamentale assegna all’intera Repubblica, in tutte le dimensioni del pluralismo (anche) istituzionale, non diversamente da quanto, subito prima, esplicita l’art. 2 della Costituzione nel promuovere riconoscimento e garanzia dei diritti fondamentali. Da questa angolazione, l’indagine abbraccia, in particolare, l’estensione assunta dall’autonomia delle Regioni, anche a seguito del loro (recente) coinvolgimento nel processo decisionale europeo, tanto nella fase c.d. “ascendente”, che in quella “discendente”, mentre, sotto un profilo più generale, occorre interrogarsi sulle concrete possibilità di erogazione delle prestazioni sociali e, in connessione, dei servizi pubblici.