La ricchezza del nostro ordinamento ad autonomia speciale risiede, in larga parte, in quelle peculiarità che sono in grado di caratterizzarlo, in senso distintivo, nel panorama nazionale e nel confronto con altre realtà ad autonomia potenziata.
Tra queste peculiarità, figura certamente, sin da prima dell’entrata in vigore dello Statuto speciale, l’attribuzione delle funzioni prefettizie all’organo regionale che deteneva i poteri di rappresentanza della Valle.
Fu, infatti, già il decreto legislativo luogotenenziale n. 545 del 7 settembre 1945 a prevedere la soppressione della Provincia di Aosta e della figura del Prefetto, quale rappresentante territoriale dell’autorità governativa, con devoluzione al Presidente del Consiglio della Valle – oggi, al Presidente della Regione – di «tutte le attribuzioni che le leggi vigenti conferiscono al Prefetto».
In quanto soluzione ordinamentale atipica e sui generis, la duplice veste del Presidente della Regione si presta spesso a letture contrastanti: a quanti la considerano un atout essenziale del modello di autonomia valdostana e, come tale, ineliminabile, si contrappongono coloro che, al contrario, non ritenendola più compatibile con l’assetto istituzionale odierno, ne auspicherebbero un superamento.
Quello che è indubbio è che, a fronte della complessità della funzione prefettizia in sé considerata nonché delle implicazioni di sistema della soluzione adottata dal 1945 ad oggi in Valle d’Aosta, una valutazione obiettiva di questo modello, che rappresenta certamente un unicum nel panorama nazionale, non può prescindere da un’approfondita ricostruzione delle sue origini e da una ricognizione del suo concreto esplicarsi.
Sino ad oggi, tuttavia, la peculiarità della soluzione valdostana non aveva fatto oggetto di compiuti studi ed approfondimenti mirati. Risultavano, pertanto, difficili tanto una disamina fondata della relativa efficacia quanto una comparazione ponderata con l’assetto adottato nel resto del territorio nazionale e in altri contesti ad autonomia speciale.
Da qui la volontà di promuovere la realizzazione di uno studio multidisciplinare di approfondimento storico, normativo ed istituzionale delle funzioni prefettizie del Presidente della Regione, i cui esiti sono illustrati nel presente volume.
Consentitemi, dunque, di rivolgere un ringraziamento, innanzitutto, per il prezioso lavoro svolto, al curatore dell'opera, al Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli studi di Trieste e agli altri autori. Un ringraziamento va, poi, per la loro disponibilità e collaborazione, a tutti coloro che hanno fornito elementi conoscitivi per la ricerca (tra cui, le strutture dell’Amministrazione regionale, sensibilizzate a tal fine dallo stesso Presidente della Regione, e la Questura di Aosta). Un ringraziamento va, infine, alle strutture del Consiglio regionale e a coloro che hanno assicurato il proprio contributo nella fase di elaborazione del progetto.
Se l’occasione per l’avvio dell’approfondimento è stata l’approvazione, da parte del Consiglio regionale, a fine 2020, di una risoluzione che – a fronte di un’iniziativa parlamentare promossa sul tema presso la Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati – impegnava l’Ufficio di Presidenza a «promuovere delle iniziative pubbliche che permettano di chiarire la differenza fra il ruolo del Prefetto, quello del Presidente della Regione con funzioni prefettizie e quello del Questore della Valle d’Aosta», l’intento è stato quello di andare oltre e fornire, a beneficio della comunità valdostana, un contributo sostanziale ed approfondito sulle caratteristiche di tale specificità.
A dare un prezioso impulso in questa direzione è stato anche il confronto avuto sul tema, nell’agosto del 2021, con un autorevole Ami de la Vallée d’Aoste, il compianto Presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida, cui molto opportunamente è dedicato il presente volume.
In quella occasione, il Professor Onida non mancò di mettere in rilievo come, in fondo, l’attribuzione al Presidente della Regione di funzioni di tipo prefettizio riflettesse l’idea, che fu già di Luigi Einaudi, che «in periferia» la Repubblica potesse trovare espressione proprio nelle autonomie locali.
Un’idea che porta, più in generale, a chiedersi se il modello di organizzazione territoriale di impronta napoleonica – cui si deve l’introduzione del Prefetto negli Stati italiani preunitari e rispetto al quale soluzioni “altre” di relazione tra centro e periferia, quale quella prefettizia valdostana, vengono qualificate come eccezionali – sia effettivamente l’unico astrattamente configurabile.
Un interrogativo, come dimostra il presente studio, rimasto a lungo aperto nel percorso di definizione dell’assetto unitario-monarchico, prima, e repubblicano, poi – e che non manca di rinnovarsi ogni volta in cui si rimetta in discussione, in maniera più o meno favorevole alle autonomie territoriali, l’assetto dei rapporti tra quelli che la stessa Costituzione, all’art. 114, individua come elementi costitutivi della Repubblica: i Comuni, le Province, le Città metropolitane, le Regioni e lo Stato. L’auspicio è che il presente studio, rivolgendosi ad un pubblico eterogeneo – dai rappresentanti istituzionali agli studiosi della materia, dai dirigenti e funzionari dell’Amministrazione regionale agli interlocutori statali, fino, e soprattutto, ai cittadini e alle cittadine valdostani – si riveli uno strumento, al contempo approfondito e agile, utile a diffondere conoscenza e consapevolezza e, così, fungere da base per il prosieguo, quanto più fondato e contestualizzato possibile, del confronto istituzionale in corso.
D’altronde, come efficacemente evidenziato dalla Corte costituzionale nella sua sentenza numero 38 del 2003, «l’impostazione seguita dal […] decreto legislativo luogotenenziale era ispirata evidentemente alla concezione dell’autogoverno»: interrogarsi sulla permanente validità e utilità di tale previsione non significa, quindi, solo valutare la bontà di una specifica soluzione organizzativo-funzionale, bensì riaprire il dibattuto su una delle scelte di fondo rinvenibili alla base della nostra autonomia.