Il fenomeno delle dipendenze da sostanze stupefacenti, per altro sempre nuove e sempre più complesse, e da alcool, anche in presenza di comorbilità psichiatrica (c.d. doppia diagnosi), costituisce un’emergenza che senza essere recente non accenna a trovare soluzioni in grado di debellarla.Nel co...
Il fenomeno delle dipendenze da sostanze stupefacenti, per altro sempre nuove e sempre più complesse, e da alcool, anche in presenza di comorbilità psichiatrica (c.d. doppia diagnosi), costituisce un’emergenza che senza essere recente non accenna a trovare soluzioni in grado di debellarla.Nel contesto penitenziario, in particolare, si apprezza una speciale incidenza di tale condizione tra i detenuti, con la conseguente necessità inderogabile di impegnare risorse, già a livello intramurario, per apprestare rimedi il più possibile differenziati volti al contenimento ed alla cura della dipendenza.Il legislatore sembra aver per altro, mediante gli interventi che nel tempo si sono succeduti, mostrato un particolare favore per la finalità di cura della persona affetta da una condizione di dipendenza dalle sostanze stupefacenti ed anche, seppure con normativa meno comprensiva, dell’alcoldipendente, anche a prescindere dalla scaturigine della patologia.L’opera si propone di studiare le alternative che l’ordinamento appresta alla restrizione carceraria della persona affetta da tali dipendenze, a partire dalle tradizionali misure alternative dell’affidamento in prova in casi particolari ex art. 94, d.p.r. n. 309/1990 (anche alla luce delle recentissime modifiche normative intervenute con decreto legge n. 146/2013, convertito – con modificazioni – dalla legge n. 10/2014) e della sospensione dell’esecuzione della pena, sino ad indagare se misure alternative non precipuamente previste come destinate a soggetti tossicodipendenti possano essere riempite di più individualizzati contenuti risocializzanti mediante l’inserimento di prescrizioni che richiedano al condannato in misura di intraprendere o proseguire un percorso di cura, sia come ragione esclusiva o comunque principale di concessione del beneficio, sia come profilo anche soltanto meramente accessorio (esecuzione domiciliare ex legge n. 199/2010 e succ. mod., semilibertà e detenzione domiciliare).Nell’ultimo capitolo si offre un’ampia panoramica sul lavoro di pubblica utilità per tossicodipendenti e assuntori di sostanze stupefacenti previsto dagli artt. 73 bis e ter, d.p.r. n. 309/1990, anche alla luce dei recentissimi interventi in materia di stupefacenti della Corte Costituzionale (sentenza n. 32/2014) e del legislatore (decreto legge n. 36/2014 convertito – con modificazioni – dalla legge n. 79/2014), nonché sulla sostituzione della pena detentiva nelle fattispecie di guida sotto l’influenza dell’alcool o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope previste dal codice della strada (artt. 186 e 187), con uno sguardo al futuro del lavoro di pubblica utilità anche nei confronti dei tossicodipendenti come delineato nella legge n. 67/2014 in materia di messa alla prova.
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